RISPONDO ALLE

DOMANDE FREQUENTI

L’avvocato penalista svolge un ruolo fondamentale all’interno del sistema giudiziario italiano, garantendo la difesa dei diritti degli individui coinvolti in procedimenti penali. L’avvocato penalista svolge anche una funzione di garanzia del corretto funzionamento del sistema giudiziario, vigilando sul rispetto dei diritti dell’imputato e della parte offesa.

L’avvocato penalista può essere di importante aiuto per un soggetto indagato o imputato di aver commesso un reato. Nella difesa dell’indagato o dell’imputato, infatti, l’avvocato penalista svolge diverse funzioni tra cui l’assistenza nella fase delle indagini preliminari (assistenza nell’interrogatorio, redazione di memorie e atti di parte), l’assistenza nella raccolta delle prove (c.d. “investigazioni difensive”), l’assistenza processuale (assistenza in udienza, dinanzi al Giudice). In generale, l’avvocato penalista sosterrà la tesi difensiva migliore per la tutela degli interessi del soggetto indagato o imputato, contestando la ricostruzione offerta dalla pubblica accusa.

 

L’avvocato penalista svolge un ruolo fondamentale nella tutela dei diritti della persona offesa, ovvero della “vittima” di reato. Infatti, l’avvocato penalista potrà aiutare la vittima di reato sin dalla fase delle indagini preliminari, nella redazione dell’atto di denuncia-querela, fornendo un supporto legale qualificato e aiutando la comprensione dei diritti. Nella fase processuale, l’avvocato penalista potrà redigere l’atto di costituzione di parte civile, al fine di ottenere il risarcimento del danno e la condanna del responsabile.

 

La differenza principale tra un avvocato penalista e un avvocato civilista sta nel campo di diritto in cui operano. L’avvocato penalista si occupa di diritto penale, ovvero di quell’insieme di norme che regolano i c.d. “fatti di reato” e le pene. L’avvocato penalista assiste persone accusate di reati, sia in fase di indagine che in fase di processo, ma può anche rappresentare la parte offesa in un processo penale, con strategie tese ad ottenere il risarcimento del danno.
Invece, l’avvocato civilista è il professionista che si occupa di diritto civile, che è quell’insieme di norme regolano i rapporti tra privati (es. contratti, successioni, responsabilità civile, diritto di famiglia, diritto del lavoro). In generale, la scelta dell’avvocato dipende dalla natura del problema legale che si sta affrontando.

 

Il patrocinio a spese dello Stato è un istituto giuridico che garantisce il diritto di difesa ai cittadini non abbienti che siano coinvolti in un processo penale. In parole semplici, lo Stato si fa carico delle spese legali dell’indagato o dell’imputato che non ha i mezzi economici per sostenere un avvocato. Per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato occorrono talune condizioni. In primo luogo, il richiedente deve avere un reddito annuo imponibile IRPEF  non superiore ad euro 11.734,93 (aggiornato al 2023) e non deve aver commesso particolari categorie di reati, che ne determinerebbero l’esclusione, ovvero i c.d. “reati ostativi” (reati di mafia, terrorismo, associazione per delinquere ecc…). L’istante dovrà inoltre corredare la sua richiesta con specifica documentazione (dichiarazione reddituale, certificato di iscrizione all’anagrafe, certificato dei carichi pendenti e del Casellario Giudiziale). Tuttavia, l’omessa presentazione di tale documentazione non produce inammissibilità dell’istanza ove accompagnata da una autocertificazione attestante la sussistenza delle condizioni previste dalla legge per l’ammissibilità della richiesta.

Il Legislatore, per tutelare particolari categorie di persone offese, ovvero di vittime di reato, allorquando le stesse abbiano  subito “reati violenti”, ha introdotto il patrocinio a spese dello Stato “senza limiti di reddito”. Il patrocinio a spese dello stato per le vittime di reati violenti è un istituto giuridico che consente alle vittime di specifici reati dolosi contro la persona (per es. violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, atti persecutori) di ottenere l’ammissione al gratuito patrocinio, ossia l’assistenza di un avvocato a spese dello Stato, senza dover sostenere alcun costo e senza dover provare la propria situazione reddituale.

Quando sei alla guida, la polizia, nell’ambito dei controlli operati sul territorio può sottoporti a un test alcolemico. Se il tuo tasso alcolemico è superiore al limite legale, potresti essere denunciato e accusato di guida in stato di ebbrezza: in Italia, il limite legale oltre il quale scatta il reato di guida in stato di ebbrezza è di 0,8 grammi per litro. In questo caso, le Forze dell’Ordine procederanno con il ritiro cautelativo della tua patente di guida, che verrà trasmessa alla Prefettura territorialmente competente. Successivamente, la Prefettura emetterà un decreto di sospensione della patente la cui durata dipende dal valore alcolemico riscontrato al momento del controllo. Si tratta di un provvedimento di natura temporanea e cautelare, che può essere soggetto ad impugnazione, in attesa che sulla vicenda si pronunci il Giudice penale, che potrà applicare un ulteriore periodo di sospensione, in via definitiva.

Sì, in alcuni casi è possibile presentare un ricorso al Giudice di Pace territorialmente competente con cui contestare alcuni fatti e circostanze che rendono illegittimo quel decreto di sospensione. In questo caso occorre l’assistenza di un avvocato penalista esperto in reati stradali e nel Codice della Strada, che potrà sostenere i tuoi diritti dinanzi all’Autorità Giudiziaria ed ottenere, se possibile, la restituzione immediata del titolo di guida. E’ bene osservare che il decreto di sospensione della patente di guida può essere impugnato entro un termine molto breve (trenta giorni), decorso il quale non sarà più possibile sostenere l’illegittimità del provvedimento.

Sì, in Italia l’assistenza tecnica del difensore è un diritto assoluto ed imprescindibile per chi è accusato di aver commesso un reato. Quando vieni denunciato per il reato di guida in stato di ebbrezza, ti verrà domandato se intendi nominare un difensore di fiducia o se vuoi avvalerti del c.d. difensore d’ufficio. In ogni caso, l’avvocato potrà aiutarti a comprendere le accuse che ti sono state rivolte e spiegarti le tue opzioni legali, aiutandoti ad assumere la migliore strategia processuale.

Il difensore d’ufficio è un avvocato nominato dall’Autorità Giudiziaria quando l’indagato o l’imputato non abbiano un proprio difensore di fiducia. La nomina del difensore d’ufficio rappresenta la massima espressione del diritto di difesa nell’ordinamento italiano, in quando nessun indagato o imputato può affrontare il proprio caso giudiziario in assenza di una assistenza tecnica qualificata. Il difensore d’ufficio ha gli stessi diritti, doveri e poteri del difensore di fiducia e può operare sia nella fase delle indagini preliminari che nella fase del processo dinanzi al Giudice. Il difensore d’ufficio potrà avere accesso a tutti gli atti del fascicolo, interrogare i testimoni, presentare memorie e istanze, nonché difendere l’assistito in tutte le fasi del procedimento.

Sì, l’avvocato d’ufficio ha diritto ad essere retribuito per l’attività svolta, come qualsiasi altro professionista. A meno che tu non possa accedere al patrocinio a spese dello Stato, dovrai sostenere le spese legali per l’attività compiuta dal difensore d’ufficio.

I reati più comuni che tratta un avvocato penalista possono variare a seconda della sua esperienza e del luogo in cui opera. Tuttavia, in generale, alcuni dei reati più comuni che un avvocato penalista può trattare sono i reati contro la persona (lesioni personali colpose o dolose, percosse, omicidio colposo e doloso), i reati contro la libertà personale (minaccia, violenza privata, stalking, mobbing), i reati contro la famiglia (maltrattamenti in famiglia, violazione degli obblighi di assistenza familiare), i reati contro la sfera sessuale (violenza sessuale, abuso sessuale su minori, revenge porn), i reati contro il patrimonio (furto semplice, furto aggravato, furto in abitazione, rapina propria e impropria, rapina impropria, truffa, truffa ai danni dello Stato), i reati contro l’ordine pubblico (rissa, resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio a pubblico ufficiale), i reati in materia di stupefacenti (detenzione di stupefacenti con finalità di spaccio o per uso personale), i reati contro la pubblica amministrazione (concussione, corruzione, peculato), i reati informatici (accesso abusivo a un sistema informatico, danneggiamento di un sistema informatico, diffusione di materiale pedopornografico), i reati contro l’ambiente (inquinamento ambientale,  disastro ambientale) ed i reati fiscali (evasione fiscale, dichiarazione fraudolenta).

Sì, è possibile ottenere il risarcimento del danno nel processo penale. La persona offesa da un reato può infatti costituirsi parte civile nel processo penale e chiedere al giudice di condannare l’imputato al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale subito. Il Giudice, al termine del processo penale, può condannare l’imputato al risarcimento del danno in favore della persona offesa.

La costituzione di parte civile è un atto con il quale la persona offesa da un reato, o i suoi eredi, in caso di morte di quest’ultima (es. a seguito di un sinistro stradale mortale o di omicidio) interviene nel processo penale per chiedere il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale subito a causa del reato.

Sì, per costituirsi parte civile in un processo penale è necessario essere assistiti da un avvocato. La costituzione di parte civile è un atto complesso che richiede la conoscenza del diritto penale e processuale. Un avvocato esperto in questo campo può aiutarti a valutare se la costituzione di parte civile è la scelta migliore per la tutela dei tuoi interessi, redigere e presentare la domanda di costituzione di parte civile in modo corretto, rappresentarti nel processo penale e tutelare i tuoi diritti.


Il risarcimento del danno è un istituto giuridico che mira a ripristinare la situazione patrimoniale del danneggiato, riportandola allo stato in cui si sarebbe trovata se il fatto dannoso (es. reato) non si fosse verificato. In altre parole, il risarcimento del danno serve a compensare il danneggiato per il pregiudizio subito, sia esso patrimoniale (danno emergente e lucro cessante) che non patrimoniale (danno morale, biologico, esistenziale).

La differenza principale tra danno patrimoniale e danno non patrimoniale sta nella natura del pregiudizio subito dal danneggiato. Il danno patrimoniale è il danno che si traduce in una diminuzione del patrimonio del danneggiato. Si distingue in due componenti: danno emergente, ovvero la perdita economica effettivamente subita (es. spese mediche, riparazione di un oggetto danneggiato) e lucro cessante, ossia il mancato guadagno che il danneggiato avrebbe ottenuto se il fatto dannoso non si fosse verificato (es. perdita di stipendio a causa di un infortunio). Invece, il danno non patrimoniale è il danno che lede la sfera personale del danneggiato, come la sofferenza fisica e psichica, il danno alla salute, il danno estetico, il danno alla vita di relazione. Ad esempio, se una persona viene investita da un’auto e subisce una frattura alla gamba, avrà diritto al risarcimento del danno patrimoniale per le spese mediche sostenute e per il mancato guadagno derivante dall’incapacità lavorativa (danno emergente e lucro cessante). Avrà inoltre diritto al risarcimento del danno non patrimoniale per il dolore e la sofferenza fisica e psichica patiti a causa dell’infortunio (danno biologico e danno morale).

Se sei accusato di aver commesso un reato, hai diversi diritti che è importante conoscere:

1. Diritto al silenzio: hai il diritto di non rispondere, in qualsiasi momento, alle domande degli investigatori o del pubblico ministero. La tua decisione di non rispondere non può essere usata contro di te.
2. Diritto di avere un avvocato: hai il diritto di essere assistito da un avvocato durante l’interrogatorio e in tutte le fasi del processo penale. Se non puoi permetterti un avvocato, ne verrà nominato uno d’ufficio.
3. Diritto di essere informato delle accuse: hai il diritto di essere informato delle accuse che ti vengono mosse in modo chiaro e preciso e  di conoscere le prove a tuo carico.
4. Diritto di essere interrogato alla presenza di un avvocato: non puoi essere interrogato senza la presenza del tuo avvocato. 
5. Diritto alla presunzione di innocenza: sei considerato innocente fino a prova contraria. L’onere della prova spetta all’accusa. 
6. Diritto a un processo equo: hai diritto a un processo equo e imparziale.
Hai diritto a essere giudicato da un giudice imparziale. Hai diritto a presentare le tue prove e a farti difendere da un avvocato.
7. Diritto al risarcimento del danno: se sei stato assolto perché il fatto non sussiste o perché non hai commesso il reato, hai diritto al risarcimento del danno per l’ingiusta detenzione e per le spese legali sostenute.

Se sei vittima di un reato, hai diversi diritti che è importante conoscere:

1. Diritto di denuncia-querela: hai il diritto di denunciare il reato alle autorità competenti, anche mediante l’ausilio di un avvocato penalista.
2. Diritto di essere informato: hai il diritto di essere informato sui tuoi diritti come vittima di un reato. Hai diritto di ricevere informazioni sullo stato del procedimento penale. Hai diritto di essere informato sulle misure di protezione a tua disposizione.
3. Diritto di ricevere assistenza: hai diritto di ricevere assistenza medica, psicologica e sociale. Hai diritto di ricevere assistenza legale.
4. Diritto di partecipare al processo penale: hai il diritto di partecipare al processo penale come persona offesa. Puoi presentare le tue prove e a farti difendere da un avvocato e chiedere il risarcimento del danno.
5. Diritto di essere protetto: hai il diritto di essere protetto dalla ritorsione da parte dell’autore del reato. Puoi chiedere l’ammissione al programma di protezione delle vittime di reato.
6. Diritto di ottenere il risarcimento del danno: se hai subito un danno a causa del reato, hai diritto di ottenere il risarcimento del danno dall’autore del reato mediante un atto di costituzione di parte civile.

La querela è un atto formale con cui la persona offesa da un reato manifesta la propria volontà di procedere penalmente contro l’autore del fatto. Si tratta di una condizione di procedibilità per alcuni reati, cd. reati a querela di parte (es. diffamazione, percosse, lesioni, minaccia, lesioni stradali, furto), il che significa che il processo penale può essere avviato solo se la persona offesa presenta querela. La querela deve contenere l’indicazione del fatto che costituisce reato, le generalità della persona offesa, le generalità dell’autore del reato, se conosciute, la richiesta di procedere penalmente contro l’autore del reato.

Sì, per presentare un valido atto di querela devono essere rispettati termini perentori. In linea di massima, la querela deve essere presentata entro 3 mesi dal giorno in cui la persona offesa ha avuto notizia del fatto che costituisce reato. Tuttavia, vi sono eccezioni tassativamente previste dalla legge per cui questo termine è superiore. Questo ragionamento vale esclusivamente per quei reati per cui la querela costituisce “condizione di procedibilità” e non per i reati procedibili d’ufficio.

No, non è necessario avere un avvocato per proporre una querela. Puoi presentarla autonomamente presso la Procura della Repubblica o presso un un ufficio di polizia giudiziaria (carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza), sia in forma scritta che orale. Tuttavia, la consulenza di un avvocato può essere utile per diversi motivi. Infatti, in primo luogo, un avvocato potrà valutare preliminarmente la sostenibilità dei fatti che si vogliono rappresentare nella querela e, in secondo luogo, potrà redigere egli stesso l’atto di querela in modo corretto e completo, così da evitare errori o omissioni che potrebbero pregiudicare il procedimento penale. Inoltre, l’assistenza attenta di un avvocato nella presentazione di una querela ti consente di evitare il rischio di “esporti” al rischio di calunnia, qualora non vi siano elementi idonei e sufficienti ad incolpare altri di aver commesso un reato a tuo danno.

La differenza principale tra reati procedibili a querela e reati procedibili d’ufficio sta nella modalità di avvio del procedimento penale.

Nei reati procedibili a querela, il procedimento penale può essere avviato solo dalla persona offesa, mediante la presentazione di una querela entro 3 mesi dal fatto, ovvero entro altro termine, in casi particolari. La querela può essere presentata in forma scritta o orale, presso la Procura della Repubblica o presso le Forze dell’Ordine. Se la querela non viene presentata entro il termine di stabilito, il procedimento penale non può essere avviato.
Nei reati procedibili d’ufficio, il procedimento penale può essere avviato d’ufficio dalla Procura della Repubblica, anche senza la querela della persona offesa. La Procura della Repubblica può avviare il procedimento penale a seguito di una denuncia, un referto, un’informativa di reato o anche d’ufficio, senza la necessità di una specifica iniziativa da parte della persona offesa.

Per ottenere il porto d’armi per guardia particolare giurata in Italia, è necessario seguire un iter preciso e presentare la domanda alla Prefettura competente. Ecco i passi da seguire:

1. Requisiti:

  • Aver compiuto 21 anni.
  • Essere cittadino italiano o di un altro stato membro dell’Unione Europea.
  • Godere dei diritti civili e politici.
  • Non aver riportato condanne penali per delitti non colposi, delitti contro la pubblica amministrazione, delitti contro la persona, delitti contro il patrimonio, delitti in materia di armi e esplosivi, delitti di associazione mafiosa o di scambio elettorale politico-mafioso.
  • Non essere sottoposto a misure di prevenzione personali o interdittive.
  • Avere idoneità fisica e psichica all’uso delle armi.
  • Aver frequentato con esito positivo un corso di formazione per guardie particolari giurate, organizzato da un istituto di vigilanza autorizzato.

2. Domanda:

La domanda per il porto d’armi per guardia particolare giurata deve essere presentata alla Prefettura del luogo di residenza o di domicilio. La domanda può essere presentata:

  • Direttamente all’ufficio competente della Prefettura.
  • Tramite il sito web della Prefettura.
  • Tramite un istituto di vigilanza autorizzato.

3. Documentazione:

Alla domanda devono essere allegati i seguenti documenti:

  • Copia del documento di identità.
  • Certificato di cittadinanza.
  • Certificato dei carichi pendenti.
  • Certificato del casellario giudiziale.
  • Certificato medico di idoneità fisica e psichica all’uso delle armi.
  • Attestato di frequenza del corso di formazione per guardie particolari giurate.
  • Dichiarazione di non essere sottoposto a misure di prevenzione personali o interdittive.
  • Ricevuta del pagamento della tassa di concessione governativa.

4. Istruttoria:

La Prefettura, ricevuta la domanda e la documentazione, avvia un’istruttoria per accertare la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge. L’istruttoria comprende:

  • Accertamenti presso le Forze di Polizia.
  • Accertamenti presso l’ASL.
  • Colloquio con il richiedente.

5. Rilascio del porto d’armi:

Al termine dell’istruttoria, la Prefettura rilascia il porto d’armi per guardia particolare giurata, se il richiedente ha i requisiti previsti dalla legge. Il porto d’armi ha una durata di sei anni ed è rinnovabile ogni due anni.

Se hai ricevuto un preavviso di rigetto della richiesta di porto d’armi, hai due possibilità:

1. Presentare le tue osservazioni:

Entro 10 giorni dalla ricezione del preavviso, puoi presentare alla Prefettura che ha emesso il provvedimento le tue osservazioni, corredate da eventuali documenti che ritieni utili a sostegno della tua richiesta.

2. Ricorrere al Tar:

Se non sei soddisfatto del diniego definitivo del porto d’armi, puoi presentare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento.

In entrambi i casi, è consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto in materia di porto d’armi che potrà assisterti in queste delicate procedure.

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    Alessio Pergola
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